martedì, aprile 25, 2006

Il momento della proposta

Giornata al parco, partita a rugby, unghia spezzata, tempo di merda, bella giornata, e ora veniamo alle cose serie.
Tornata a casa chiamo Momo:

MOMO: " Il chiodo vuole parlarmi "

FRA: "Parlarti?... e perchè?"

MOMO: "Dal messaggio sembra una cosa seria... tipo una proposta"

FRA: "Una proposta? Che proposta? Ci manca solo che i chiodi si mettano a fare proposte!! ...Ma c'era stata qualche avvisaglia della tragedia?"

MOMO: "Bè... veramente una cosuccia me l'aveva detta... "

FRA: "..."

MOMO: "Ma una cosa da nulla... Non l'avevo neanche presa in considerazione... Sai era dopo la seconda.."

FRA: "La seconda che.. oooooooooooooooooooo... E che ti ha detto?"

MOMO: "Che non l'aveva mai fatto con sentimento..."

FRA: "Ma te l'ha detto in un momento di ottenebramento... o... dopo?"

MOMO: "Dopo. Ma sai..."

FRA: "Dopo intendi subito dopo in quel momento in cui gli fa fatica respirare e a parte per complimentarsi con se stessi userebbero la loro forza residua solo per darti un calcio e accaparrararsi l'altra metà del letto?"

MOMO: "Eh."

FRA: "Quel momento in cui piuttosto che doverti parlare ti smaterializzerebbero e se riescono ad aprire gli occhi ti guardano con aria minacciosa come per dire -stai lontano da me essere fastidioso e sudaticcio- ?"

MOMO: "...."

FRA: "Quel momento in cui dimentichi del fatto che prima o poi gli tirerà ancora (che effettivamente sembra non accadrà mai più) e loro dovranno venirtela giocoforza a cercare, non si sentono neanche in dovere di mostrarti gratitudine?"

MOMO: "..."

FRA: "E lui ti ha detto che non l'aveva mai fatto con sentimento?"

MOMO: "Si."

FRA: "Siamo nella merda."

lunedì, aprile 24, 2006

Un racconto

SUL NOSTRO INCONTRO..
È un’aria frizzante che gonfia stasera le tende alla mia finestra. Un’aria nuova, fresca di bucato. Un’aria che spira dal fiume e dai canti delle donne al lavoro. Non ce n’è più molta d’aria così.
Mi fa pensare alla mietitura. Alle sere di grilli e cicale. Ai canti, ancora i canti e la festa del ritorno.
Evoca il caldo che precede e dimentica subitamente il freddo e l’inverno.
È un’aria che fa bene al cuore. È voglia di bimbi e di pane sfornato. Di vita che va avanti tra le macerie di questa guerra che finisce.
Ti penso, a volte, davanti a qualche tramonto, a qualche panorama melenso posato per sbaglio davanti ai miei occhi. Che il cielo non sappia cosa mi è capitato?
Mi ricordo di te anche dopo il tramonto. Quando il buio scende la china dei monti e la nostra valle si incassa più a fondo tra una cima e quell’altra. Nell’ora dei fantasmi. Quando si sentono ancora rumori di spari sospesi, fracasso di granate e urla si disincagliano dalle cortecce degli alberi. E questa guerra rivive. E la paura.
La notte è come se la guerra non fosse mai finita. Nel mio cuore non lo è. Si continua a nascondersi su per i monti e strisciare il giorno per boschi. Si retrocede lentamente volgendo il fianco destro in direzione della chiusa. Si retrocede lentamente. Si sposta con le bombe il vasto fronte degli sfollati.
Ma stasera c’è un’aria leggera. Solletica il bordo ineguale delle mie gonne, risale impudente le mie cosce distrattamente scoperte.
Il giorno la guerra è lontana. Il sole luminoso della primavera batte sulle macerie di nuovo silenziose. Le accarezza obliquo mentre va a dormire.
Io non vado a dormire, sento sulle mie cosce la mancanza di te..
CONTINUA..................?

domenica, aprile 23, 2006

La poesia che vorrei aver scritto..

Non ti ammalare -ti prego- non ti rinsavire,
non diventare santo, non ti riscattare.
Sarebbe veramente schifoso doverti perdonare.
La mia vendetta che domando per te è questa:
come adesso sei e fosti, stronzo, resta.

martedì, aprile 11, 2006



Ho posato il mio cuore sul comodino
Lui l'ha scostato
per prendere l'orologio
Ed è andato via

domenica, aprile 09, 2006

Il chiodo

Il chiodo ideale è alto, biondo e con gli occhi azzurri (anche se a te sono sempre piaciuti mori e con gli occhi scuri, che ci cadi dentro). Il chiodo ideale ha un accento fortissimo, e viene da lontano. Ha solo un anno più di te, ma ha molte più storie da raccontare. Il chiodo ideale ti rincorre per le scale per chiederti come ti chiami, e tu non lo senti (ché hai le cuffie nelle orecchie) e lui ti ticchetta col dito sulla spalla. Il chiodo ideale fa un pezzetto di strada con te prima di chiederti il numero di telefono. Si veste da americano (California) e ha la pelle di un tedesco. Ha la scritta "sono il tuo chiodo ideale" in fronte.
E ogni tanto lo trovi per davvero. E scopri che abita sotto casa tua.

giovedì, aprile 06, 2006

Conversazioni telefoniche

MOMO: Voglio qualcuno,
ma non qualcuno,
qualcUNO

FRACIDELL@: Ma quanto è brutto
quando gli dai degli appigli
e loro non appigliano

martedì, aprile 04, 2006

Verità delle cose

Mi fanno rabbia i malintesi.
Tanta. Tantissima.

Mi fa rabbia quando la sovraesposizione mediatica riesce a far sembrare falso qualcosa di profondamente vero.
Quando l'ignoranza e l'incompetenza di alcuni giornalisti travisano gesti e parole dal significato preciso e limpido.
Quando il qualunquismo dei cronisti riporta cose che non si possono riportare.
Quando l'occhio della telecamera dà la sensazione di vedere e capire cose che non sono visibili e comprensibili.

Perchè alcune cose sono solo sensibili.

Mi fa tristezza perchè alle persone è questo quello che resta.
Ed è poco.
Troppo poco rispetto a quello che alcune cose sono state.
E troppo perchè quelle cose non perdano del tutto il loro significato.
Troppe parole.
Poca verità.

Due giorni fa è ricorso il primo anniversario della morte di una Persona a molti molto cara.
Il 2 aprile 2005 alle 21.37 il nostro Papa "tornava alla casa del Padre" (uso le parole con cui ho appreso la notizia).
In questi giorni, un anno dopo, uno stillicidio di trasmissioni, "documentari", fiction.

Mi chiedo dove sia il nesso.

Nel silenzio del mio ricordo (che poi è tutto tranne che un silenzio) tutto questo non entra e non si sovrappone.
Nella gioia di un incontro ch'è forse stato il più grande della mia vita.
Nella luce di un'immagine in grado di muovere le montagne. Della mia indifferenza.

Vorrei, come si vuole di qualcuno che ci ha molto amato, che tutto non venisse banalizzato.
Non passasse dal vuoto anestetizzante di un tubo catodico.
Non venisse filtrato da parole che non spiegano mentre fingono di sviscerare.
Da racconti che celano quello che pretendono di analizzare.

Dall'indifferenza che nasce dal credere di sapere. Perchè lo si è visto in tv.

Ma quello che si vede è una vita. E' molte vite. E non c'è verso di capire guardando.

lunedì, aprile 03, 2006

Senza parole